Nobel a Dylan: il rock diventa letteratura.

Il premio Nobel per la letteratura assegnato dall’Accademia di Svezia a Bob Dylan «per aver creato», così si legge nella motivazione, «nuove espressioni poetiche all’interno della grande tradizione della canzone americana» è stato uno shock per molti puristi della letteratura che hanno considerato uno scandalo definire poesie i testi di Dylan.

In ogni caso, polemiche a parte, è fuor di dubbio che Bob Dylan sia uno degli artisti più rilevanti della cultura popolare occidentale. Un artista che ha saputo coniugare il folk, la musica tradizionale americana con il rock’n’roll e che da oltre 50 anni è considerato la voce di una generazione, quella della protesta, del movimento per i diritti civili e dei fermenti degli anni ‘60. Ed è proprio attorno alla metà degli anni sessanta che la canzone inizia a presentarsi come una nuova forma di poesia popolare che nel caso di Dylan diventa poesia civile che mescola politica e impegno.

E se già nel 1965 un articolo del New York Times si domandava se Bob Dylan fosse l’erede di Faulkner e Hemingway (entrambi premi Nobel, rispettivamente nel ’49 e nel ’54), l’opportunità dell’assegnazione del premio non può stupire, così come il fatto che all’università di Harward esista un corso di studio, dal semplice nome “Bob Dylan”, che tratta l’artista non tanto nel contesto della cultura popolare dell’ultimo mezzo secolo, quanto nella tradizione dei grandi poeti classici come Virgilio e Omero.

Dopo l’annuncio dell’assegnazione del premio Nobel per la letteratura, gli ascolti dell’artista su Spotify sono esplosi: oltre 700 milioni di ascolti totali su una piattaforma, quella di Spotify, che conta su circa 4 milioni di ascoltatori medi mensili. La canzone più ascoltata è stata “Like a Rolling Stone”.

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