Brian May il prossimo mercoledì 19 luglio compirà 70 anni. Lui, l’icona dei Queen, il chitarrista che nel mondo continua a incarnare il mito di una band evergreen, taglia un traguardo personale di tutto rispetto. Settant’anni portati alla grande per un artista che, è giusto ricordarlo, rinunciò cinquant’anni fa al dottorato in Astrofisica, dopo la laurea con la lode in Fisica e Astronomia all’Imperial College di Londra, per dedicarsi al rock’n’roll.
Proprio all’università Brian incontrò Roger Taylor, che a sua volta ha lasciato nel cassetto la sua laurea in biologia per sedersi dietro la batteria dei Queen. In quel periodo arrivò anche Freddy Mercury, che allora usava ancora il suo vero nome, Farrokh Bulsara. Quando, nel 1971, ai tre si aggiunge il bassista John Deacon, dal canto suo un preparato ingegnere elettronico, la line up è pronta per consegnarsi alla storia e alla leggenda della musica rock planetaria.
Brian May è stato un solista virtuoso tra i più acclamati della storia. Un artista a tutto tondo che oltre a suonare ha anche composto brani leggendari come “We Will Rock You“, “Who Wants To Live Forever“, “I Want It All“, “The Show Must Go On“. Come Roger Taylor, anche Brian May è un buon vocalist ed è questa abilità, unita ai virtuosismi di Freddy Mercury, a rendere così peculiari le polifonie della band.
Per il suo sound inconfondibile Brian May nel corso degli anni si costruì, insieme al padre ingegnere, la sua chitarra, la ormai leggendaria “Red Special”, la sei corde usata ancora oggi con quel tocco finale al progetto, la scelta di utilizzare, al posto del plettro, la parte zigrinata di una monetina da sei pence.
Dieci anni fa, nel 2007, si è tolto la soddisfazione di prendere il dottorato in astrofisica cui aveva rinunciato per diventare un mito: ha collaborato con la missione della sonda New Horizons, per esplorare Platone, gli è stato intitolato un asteroide (si chiama 52265 brianmay) e dal 2005 è Commendatore dell’Impero dell’Ordine Britannico. Una vita al massimo, sempre e comunque.